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borgo tutto nelle sue spire, finchè andava digradando nei campi, sotto di folto viale d’ipocastani e moriva vinto dalle forti esalazioni del fieno primaverile ammucchiato nei prati.
Le campane continuavano a suonare adducendo pochi fedeli al tempio, che le massaie occupate nella gran faccenda dei bozzoli rimandavano a tempo più comodo i loro affari con Dio; solo qualche vecchia abbandonata dal mondo scivolava lungo i muri fino alla chiesa, dando occhiate furtive negli usci aperti, in fondo agli anditi, dove fumava lo strame dei bachi e dove intorno al bosco atterrato le donne si accoccolavano carponi in mezzo alla bava immonda, per cogliere i bozzoli.
Più tardi, uscendo dalle porte spalancate della chiesa parrocchiale, un leggero fumo d’incenso ruppe l’aria per un istante, ma l’afa riprendendo i suoi diritti si strinse sul borgo e lo coprì di un fitto velo.
I fanciulli intanto tornavano per i sentieri coperti di rugiada, con dei fili d’erba in mezzo ai capelli — tornavano cantando, lieti della loro giovinezza e del loro bottino; di tutto ciò che avevano saccheggiato nei campi: fiori, grilli, frutti di gelso, festuche, sassolini — la gioia intensa di vivere brillava nei loro occhi sereni. Le ma-