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affatto abbandonata, nella solitudine della pianura, in prospetto del borgo, che cucinava i pranzi grassi della festa, scaldandosi agli ardenti focolari.
Due preti uscirono frettolosi dalla fabbriceria stringendosi intorno al corpo le nere sottane e si cacciarono sotto il viale.
— Avete un bel tacchino, voi.
— Come lo sapete?
— L’ho visto appeso fuori della finestra.
— Sì, non c’è male; fa i sette chili. Ma una volta, quando c’era maggior fede, i tacchini regalati ai sacerdoti pesavano ancor più.
Dissero e passarono, facendo scricchiolare le scarpe fibbiate sul terreno secco.
Una folata di vento poco mancò non facesse cadere il cappellino di Matilde.
— Vuol nevicare — ella disse, ricomponendoselo sulle treccie.
— Ho paura di sì. Torniamo indietro.
E rifecero il viale, silenziosi. Quando furono in vicinanza del paese, invece di entrare per la porta grande, presero il sentiero dei campi che costeggiava la gora.
— Quest’acqua ha per me un fascino particolare — disse Matilde — quando siamo venuti a stabilirci qui colla mamma, io avevo otto o nove