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signora Luigina discutevano sul prezzo del burro, Matilde moriva di noia, battendo i piedini impazienti sulla pelle d’agnello nero, invocando una scossa qualsiasi, che venisse a toglierla da tanta apatia.

Una meta fissa Matilde non l’aveva; desiderava vagamente i trionfi della bellezza, della vanità, i motti piccanti, le cortigianerie, le punzecchiature della tentazione; sognava un salotto tappezzato di raso, con specchi immensi e fiori a profusione e vicino a lei una voce, non importa quale — cento voci, che le ripetessero parole lusinghiere. Quel tanto che conosceva dell’amore non le bastava, la sua relazione con Rodolfo non era stata altro che l’incontro patologico di due desiderî latenti; Matilde presentiva altre gioie, scandagliava coll’immaginazione abissi di voluttà inesplorate; era agitata, fremente, e fu con un impeto sincero che esclamò all’arrivo di suo cognato:

— Finalmente si vede qualcuno!

Lo assalì subito di domande; volle sapere le novità cittadine, il successo dell’opera e del romanzo nuovo, ma più ancora quello del cappello Direttorio; e poi gli chiese se si divertiva a Milano, se andava a balli, a teatri.

Pierino era informato di tutto. Aveva preso