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mostrarsi disinvolta — quella signora voleva... voleva niente insomma; voleva maritarmi.

La fronte di Ippolito si contrasse dolorosamente.

— Ma io le dissi che non voglio — soggiunse Daria con prontezza — ed ecco.

Si guardarono. Il bel sorriso di Ippolito spuntò sui suoi labbri mentre mormorava:

— È vero che io non c'entro per nulla.

Fu un raggio celeste quel sorriso.

Ella gli stese una mano mentre coll'altra teneva la bambina. Ippolito la strinse ardentemente, avvicinandosi a lei con uno slancio d'ebbrezza; ma furono forti tutti e due. Daria rizzò in piedi la piccina tendendogliela tutta tremante. Egli, senza levare gli sguardi dalla sua diletta, baciò e ribaciò intensamente la testina dell'angelo che stava in mezzo a loro.

Ippolito voleva parlare quando entrò Rodolfo in cerca del suo fucile per pulirlo; ma il cane non giuocava bene e pensò che era meglio mandarlo dall'armaiuolo; allora si buttò a traverso del divano dicendo a Daria di fargli vedere le prodezze di quella bambolina; egli era meravigliato che non camminasse ancora.

Dopo una notte di insonnia affannosa Ippolito scrisse a Daria: