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no di giovani senza cuore, che si divertono a pigliare a gabbo le ragazze per ridere poi alle loro spalle.
— La cosa non mi riguarda — disse Daria con dignità.
E si levò in piedi per far muovere la bambina.
— Dunque rifiuta assolutamente?
— Sì.
— Senza conoscere il nome della persona?
— È affatto inutile.
—La moglie del dottore si accomiatò su queste parole. Daria la condusse fuori dell’uscio che metteva in corte e, proprio in quel momento vide Ippolito, che dal cancello interno del giardino veniva alla sua volta.
Non aveva tempo di ricomporsi; il suo volto, i suoi sguardi, un leggero tremito che l’agitava tutta, colpirono subito il giovine che le chiese con premura se si sentisse male.
Daria rispose di no, poi avrebbe voluto dire di sì, perchè sarebbe stato il modo più spiccio di troncare le interrogazioni; ma era troppo commossa. Rientrò nel salottino e si pose a ravviare la cuffietta della bimba dicendo: Eh! Lena saluta lo zio, dà un bacio allo zio Ippolito.
—Ippolito avvicinò il volto a quello della piccina, ma non era tanto lontano dal volto di Da-