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nando dalla caccia, stanco e inzaccherato, la incaricava di cucirgli il carniere e di rimettere il tirante alle sue uose coperte di mota — e lui non vedeva il sorriso, non comprendeva lo sprezzo; se ne sarebbe meravigliato altamente, poichè le donne in genere e le mogli in ispecie sono fatte appunto per questo. Credeva anzi di darle una prova di tenerezza rivolgendosi a lei, piuttosto che a Daria. Nel suo semplice criterio gli pareva che Matilde dovesse stimarsi fortunata; non era egli stato galantuomo? non l'aveva sposata? le mancava nulla? Allattasse dunque in pace la sua marmocchietta e imparasse una buona volta a cucinare le anitre, come piacevano a lui!

Matilde allattò quindici giorni, poi non ebbe più latte, la bambina piangeva sempre, balie non se ne trovavano; venne in iscena il poppatoio, e allora tutte erano nutrici. Daria per la prima, la Tatta e fin anco la signora Luigina che, posandosi in grembo la bimba con tutte le precauzioni immaginabili, sentiva fondere la sua rigida durezza di zitellona in una calda ondata di amor materno.

La piccina crebbe così piuttosto bene che male, stentatina, ma vispa e intelligente. Di lì a qualche mese Matilde accusò delle forti emicranie, per cui il pianto della bimba le riusciva mo-