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Quando furono palesi i sintomi esterni della sua gravidanza ella ne parlò con disinvoltura, si fece servire, si fece compiangere, posò a donnina delicata e sofferente; ebbe mille capricci, i nervi, l'isterismo, i vapori. Rodolfo sulle prime fu paziente, poi incominciò a stancarsi ed avendo assistito a due o tre scene di convulsioni, prese il partito di farsi vedere di rado.

Allora Matilde si lagnò di isolamento, di trascuratezza, parlò di illusioni svanite, di aspirazioni incomprese. Disse che la sua salute soffriva in quella monotonia continua e fece quattro o cinque gite a Milano.

Quando tornava dalla città era sempre animata e per parecchi giorni la casa se ne risentiva. Ella cambiava posto ad ogni cosa, faceva una quantità di innovazioni ardite, bizzarre, provocando i sarcasmi della Tatta e gli ooh! meravigliati e dubbiosi della signora Luigina.

Una volta portò da Milano un corredino elegantissimo per neonato; delle camicioline di batista, delle cuffiette di trina, una coperta di velo con trasparente di seta rosa... Daria e la Tatta non poterono tacere, che quelle cose le si sarebbero fatte in famiglia con molta maggiore economia.

In quel giorno la signora Luigina, vergognosa