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nava lo strazio orribile dell’abbandono, e capiva che in quell’istante fatale tutto doveva essersi spento in lei, giovinezza, coraggio, fede. Il corpo solo era sopravvissuto alla morte dell’anima.
— Se non avessi avuto questa cara amica — continuò la signora Luigina indicando la Tatta — s’ella non m’avesse sottratta allo scherno del paese e alla disperazione di me stessa...
— Ora la storia è finita — interruppe la Tatta con furia — hai voluto far sapere le tue sciocchezze e basta; tienti per avvisata, che a nozze io non ti invito più.
Brillava una lagrima in fondo agli occhi neri della vecchia irosa? A Daria parve.
La signora Luigina non replicò nulla; stettero ancora un po’ di tempo in silenzio tutte e tre. Dopo una notte così agitata non potevano dormire, ma verso l’alba si sentirono prese da leggeri brividi di stanchezza.
— Va a riposarti — disse la zia a Daria.
La fanciulla ne aveva gran bisogno; tante emozioni l’avevano prostrata.
Si ritirò nella sua cameretta e si buttò mezzo vestita sul letto; mille pensieri la seguirono in forma di fantasmi, di memorie, di paure; il ricordo di suo cugino morto si confondeva nella sua mente col fidanzato della signora Luigina