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roso, offeso nella sua intima delicatezza dal contegno spavaldo di Matilde; contrariato da tutta quella gente che ciarlava e rideva a voce alta, sofferente per la sofferenza di Daria. Ella gli venne dappresso un momento col pretesto di domandargli un dettaglio di famiglia, e sedette vicino a lui. Avevano da dirsi mille cose, ma nel guardarsi dimenticarono il resto.
— Si è fatto un bel giovine vostro cugino Piero — disse Ippolito.
— Sì — rispose Daria.
E poi tacquero, sorpresi dal suono delle loro voci, esauriti per lo sforzo fatto di occuparsi di cose indifferenti.
Le ciarle che si facevano in paese sul loro conto, erano giunte fino a loro attraverso i sorrisi ironici, i discorsi troncati, le allusioni perfidamente ingenue. La purezza del loro affetto trascinata così nella bava dell’immondo paese soffriva torture indicibili e pareva quasi che sotto i colpi villani dovesse cedere la loro costanza.
Ora non riuscivano mai a guardarsi, a dirsi una parola, senza veder sorgere davanti come uno spauracchio la mormorazione sottile e velenosa.
Matilde venne a raggiungerli; si fermò in piedi davanti a loro e guardando un ritrattino ap-