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ta padrona della situazione e della casa, investita dei pieni poteri di donna maritata. Stette un paio d'ore di sopra, nella sua camera, a collocare la biancheria nei cassettoni; chiamò cinque o sei volte la servetta per farsi portare dell’acqua, un ago, un lume acceso, un posapiedi.

Verso le sette discese, con un fiore nei capelli e un paio di guanti chiari, che le salivano fino al gomito sul braccio nudo.

Alle sette e mezzo incominciò a capitare qualcuno. L’uso generale del paese conservava il pranzo a mezzogiorno; i più avanzati desinavano alle quattro; tutti dunque erano pronti e in poco più di mezz’ora la saletta dei Regaldi era piena di gente. Matilde fece accendere un lume nel vestibolo.

— Avete lo chic innato, cognatina mia — le bisbigliò all’orecchio Piero.

Ella si voltò sorridente, guardandolo dall’alto al basso, con un’occhiata elittica, rapidissima.

Rodolfo circondato dagli amici, beveva e versava da bere non occupandosi d’altro.

Daria e la Tatta facevano gli onori, quantunque in modo ben differente; secondando l’una il suo carattere irascibile, frenandosi l’altra più che poteva, nell’immensa mestizia.

Ippolito se ne stava in disparte, muto, pensie-