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— Mandi da Ippolito a prenderne; oramai siamo una famiglia sola.

La frase parve a tutti molto conciliativa; Rodolfo, avvicinatosi a sua moglie, le strinse il ganascino fra l’indice e il medio.

— Spero che anderemo d’accordo, Tilde.

— Speriamo pure; è il meglio che ci resta a fare ora. Per parte mia lo desidero e aggiungo anche, farò il possibile.

La signora Luigina che quel giorno aveva i nervi come di vetro, intenerita da questa scena coniugale le chiese il permesso di abbracciarla e poi volta alla Tatta disse:

— È un angelo.

La Tatta le diede un’occhiataccia, che le smorzò subito gli entusiasmi; si ritirò nel suo angolo modesto, a fianco del cucù tenendosi in grembo il moccichino di giaconetto piegato a freccia, al quale ricorreva di tanto in tanto per asciugare una lagrima furtiva.

In fondo in fondo era una giornata noiosa. Le donne, in vista della circostanza eccezionale, non lavoravano; Rodolfo non osava mostrarsi in paese; se ne stava sdraiato sul divano bigio, fumando e sbadigliando un poco; la Tatta poi faceva il muso, Daria era malinconica; la sola Matilde sembrava trovarsi a pieno suo agio, già fat-