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Voltando l’angolo battè il naso contro il tricorno del prete Pacchia, che ronzava anche lui per lo stesso motivo — e si fermarono, un po’ grulli, seccati dalla sorpresa.

— Eh? — cominciò il Rossetti — mi pare che si faccia di magro; poveri sposi non è con questa colazione che...

Ne disse una grossa.

Don Pietro crollò le spalle, indifferente alla cosa, e tirò dritto dopo avere alzato il naso per un solo momento.

In causa della cattiva stagione (aveva detto su tutti i canti la signora Luigina) non si faceva il viaggio di nozze. Tranquilla tranquilla la sposa passò dalla casa materna alla casa dei Regaldi; e fu di non poco imbarazzo per la Tatta e per Daria l’annuncio, che Rodolfo aveva invitato gente per la sera.

— Sai bene che non abbiamo bicchieri! — disse subito la vecchia ruvidamente.

Daria le fece cenno di frenarsi in riguardo a Matilde, che non doveva essere molto lieta di quegli auspici; ma Matilde, disinvolta, cambiava il posto a due piccoli vasetti di porcellana e soltanto quando la Tatta tornò a dire qualche cosa a proposito di quegli infelici bicchieri, ella interruppe sorridendo: