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A questo proposito una insinuazione partita dall’osteria trovò subito alloggio in tutte le bocche. Si mormorava piano e forte: «È stato quella gatta morta del rosso, che per liberarsi della sorella l’ha appioppata al primo venuto; così — soggiungeva la signora Ernesta, dandosi l’aria di persona bene informata — egli si troverà liberamente colla sua monachina infilza.»

— Se è vero — chiese una volta una persona ingenua — che il signor Ippolito fa all’amore colla signora Daria, perchè non la sposa?

— Giusto! — tuonò allora la signora Ernesta — perchè non la sposa? Perchè è un impostore, ecco, perchè ci trova il suo tornaconto a pelare la gallina senza farla gridare, perchè vuole le castagne senza puugersi coi ricci. Oh! parlatemi del matrimonio, alla buon’ora; questo è un sacramento, e il signor Rodolfo almeno si mette in regola con Dio prima di tentare il demonio.

Matilde non restò a lungo sotto l’impressione dolorosa della scena avuta col fratello. Lo stesso giorno che si pubblicarono le nozze ella riprese la sua audacia provocante, ricevendo a piede fermo i complimenti e le allusioni non sempre delicate che le venivano facendo in paese.

Per provvedere a questo collocamento, Ippolito aveva dovuto fare un debito di qualche migliaio