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E come l’oppio, questa eccitazione del cervello la prostrava veramente e indeboliva i suoi nervi.
Molte volte dopo d’aver scritto a sua madre che «si adoravano,» Alberto entrava e non si scambiavano neppure un bacio; lui serenamente freddo, lei distratta, paralizzata nella realtà dalle false sensazioni subìte prima.
Tutto il fisico di Marta si risentiva di questo stato patologico. Era magra, coll’occhio spento; soffriva lunghe malinconie; già più volte, senza una ragione apparente, era corsa a nascondersi nella sua camera per piangere. Che cosa avrebbe detto Alberto vedendola piangere?
La bontà inalterabile e gentile di suo marito, il lieto umore, la fiducia illimitata, il suo contegno riservato colle donne, la convincevano che egli era il modello dei mariti, e quel malcontento intimo, quella tristezza che l’assaliva, ella riversava su sè stessa, sul cattivo suo temperamento. Che poteva essere se non ciò?
Per alcune settimane era stata divorata dalla gelosia e non aveva fatto altro che osservare