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occhi birichini, e fatta una scappellata alla signora, e detto che s’era fermato apposta per augurarle il buon pranzo, se ne andò, lento lento, col corpaccione male assettato nell’abito nero, coi calzoni color lumaca troppo corti, il cappello a tuba posto in bilico sopra l’orecchio.
Marta si spogliò in fretta; doveva preparare una salsa di cui ella sola conosceva la ricetta e che, nel suo ardore di neofita, giudicava più accetta ad Alberto, se fatta da lei.
Comparve a tavola tutta rossa, impaziente di conoscere l’esito. Quando Alberto ebbe dichiarato che la salsa era gustosa, allora si calmò; mangiò e bevve di buonissimo umore; fece l’enumerazione dei piatti che preferiva, combinandoli con quelli preferiti da Alberto, vedendo con soddisfazione che si incontravano nel gusto.
— E, dimmi — esclamò improvvisamente — che cosa intendeva il dottore con le sue allusioni alla serva dei Merelli?
Alberto era l’uomo meno adatto del mondo a nascondere checchessia; rispose, un po’ imbarazzato, che il dottore scherzava volentieri.