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Sì dicendo, aperse loro la via attraverso una barricata di seggiole capovolte, di balocchi, di pannilini ammonticchiati, ripetendo ad ogni oggetto rimosso: — Scusino, sono i ragazzi, non si può mai tenere un po’ d’ordine, scusino.

Merelli apparve, alto, complesso, coi baffi rigogliosi, la pelle lucida e piena, lo sguardo lucente; una certa eleganza campagnuola negli abiti, che le sue membra riempivano fino a tenderne le cuciture; tutt’insieme, un aspetto di uomo sano e senza fastidi; una voce da toro.

— Giulietta! Giulietta! — si pose a gridare, intanto che aiutava la serva a sgomberare il cammino, sorridendo in pari tempo ai visitatori.

Una faccina da monello, leggermente imbrattata d’inchiostro, uscì curiosa da un paravento.

— Va a chiamare tua madre — tornò a gridare Merelli — sporcaccione!

La servetta era riuscita, in questo frattempo, ad aprire prima l’uscio e poi le finestre del