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— Sì, non c’è male. È comodo.
Entrarono nella camera da letto. Tre finestroni la illuminavano, facendo penetrare i raggi del sole attraverso un ricco cortinaggio di stoffa a fiori sopra un fondo cilestrino. Della medesima stoffa era il panno del letto, altissimo, ampio, per metà ricoperto di un piumino di seta celeste, sull’orlo del quale ricadeva, accuratamente stirata, la trina del lenzuolo. Sulla pettiniera un’altra trina, nel festone della quale serpeggiava un nastro celeste, faceva da sopporto a un servizio di cristallo, lucentissimo. Sugli specchi, sulle cornici non si scorgeva un atomo di polvere.
— È stata l’Appollonia a preparare queste belle cose?
— Lei, certamente. Vi avrà impiegato tutto il tempo che ci volle a noi per percorrere l’Italia; ma infine, ognuno fa quello che può.
Marta, levandosi il cappello e la spolverina, sedette sul divano che era ai piedi del letto, sentendosi finalmente in casa propria.
— Oh come si sta bene qui!