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egli sarà mio, tutto mio; ancora due giorni, un giorno, un’ora....


Marta si vestiva adagio, in piedi nel corsello; allacciando a malincuore il nastrino rosa della sua bella camicia da sposa, fermandosi a guardare il fogliame dei trafori che spiccava in rilievo sopra un fondo di piccole stelle.

Una delle sue preoccupazioni, prima di maritarsi, era stata quella di dover mostrare le braccia ad Alberto, i suoi braccini esili di bimba cresciuta presto. Fortuna, pensò, che non li ha nemmeno visti!

Strinse il busto, nuovo fiammante, punteggiato di seta bianca; allacciò sui fianchi un amore di gonnellino tutto a balze ricamate sopra un trasparente di flanella rosea — una gonnella pericolosa — aveva detto la mamma. Perchè? Infilò le calze, gli stivaletti, l’abito; era vestita.

Tornò a guardare Alberto e la riprese la commozione; una strana commozione fatta di desiderio e di rimpianto, di tenerezza ardentissima