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giudizi saranno la miglior soddisfazione dell'autore; il quale, dopo tutto, ha dimostrato ed affermato bene un fatto, quello di volere e di saper fare un libro con intendimenti serii, con viste larghe, con profondità di pensiero.»

Gazzetta del Popolo della Domenica di Torino (8 Aprile 1888).


«Le Confessioni d'Andrea iniziano una serie, un ciclo di romanzi, che meglio e più propriamente potrebbero chiamarsi studi sociali. Il Valcarenghi mira con essi ad interessare i suoi lettori con lo studio assiduo e paziente dei vizii, dell'ambiente, delle consuetudini ed ipocrisie sociali che corrompono il carattere, la coscienza, quanto v'ha di più nobile nel sentimento umano. Egli cerca di fondere nell'artista il filosofo ed il sociologo, per dare dei mali della società una descrizione fotografica, esatta; per studiarne in seguito, con amore e verità, i rimedii.

«.... Questo volume nuovo del Valcarenghi, di gran lunga si lascia addietro i suoi precedenti: e per esso e con esso s'avanza in prima fila fra i migliori cultori del romanzo italiano.»

M. Mariani, nella Cronaca Rossa di Milano (22 Aprile 1888).


«....Un uomo che mette a nudo il proprio egoismo con una schiettezza rara, in omaggio alla verità.... Chi non sente gemere un cuore d'artista e di galantuomo sotto le pagine spietate? E quella larga nota di dolore che sale acuta, persistente da ogni pagina, non è dessa la moralità tutta, tutta la bontà e la efficacia dell'opera d'arte?...»

Neera, nel Fanfulla della Domenica (15 Aprile 1888).