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Neera, Gerolamo Rovetta, Antonio Fogazzaro, Bruno Sperani, Filippo Turati, Memini non hanno potuto leggere le Confessioni di Andrea, senza provare una commozione profonda.

«....Il romanzo italiano, per vivere, ha bisogno di giovani, che, come il Valcarenghi nutrano forti convinzioni e principii veramente positivi.»

Rivista di Filosofia Scientifica (Agosto 1888).


«Nelle Confessioni di Andrea, il Valcarenghi esce ardito, gagliardo... egli vuole smascherare gli ipocriti della società; vuole ribellarsi contro le convenzioni sociali.

«....L’Andrea, il suo protagonista, si confessa con sincerità brutale:

non giustifica nemmeno sè stesso quando erra nei suoi pazzi amori, quando si mostra negli espedienti dell’egoismo; la sua anima non è corrotta sino all’eccesso, ma è spesso cinica, in qualche momento fa orrore, si svela tutta nelle sue convulsioni, e nello stesso tempo tende inesorabile a smascherare le altre, mostrandone le bassezze.

«....In ogni pagina stride e quasi sghignazza uno scrittore che ha stomaco di ferro e non ha peli sulla lingua; uno scrittore che ha molte idee, filosofeggia molto, troppo, e che farà strada!»

C. R. Barbiera, nell'Illustrazione Italiana (8 Gennaio 1888).


«Il libro del Valcarenghi sarà certamente molto discusso, perchè è un libro ardito e coraggioso: tanto coraggioso che, veramente, nelle 370 pagine di cui si compone, non corre che una tenuissima favola. Sarà molto probabilmente giudicato nei modi i più diversi: ma la discussione e la disparità dei