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siero chiedevano la loro parte a Marta, che ripeteva trepidando: dopo! dopo!

L’altare, il municipio, la mamma che piangeva, la partenza dalla casa paterna, ella vide tutto ciò ravvolto in una nube; una delle tante nubi che avvicendandosi, sciogliendosi, riunendosi di nuovo sotto forme ed aspetti differenti, le toglievano la percezione del vero, di quell’unico punto essenziale dove ella figgeva gli occhi e che le veniva sempre conteso. Non era mai stata sola con Alberto; quando si trovavano insieme avevano una quantità di discorsi già preparati; il tappezziere, la sarta, l’orefice, gli inviti, l’orario del viaggio.

Alberto correva avanti e indietro, affaccendato, con un fascio di carte da controllare, da firmare; sempre sereno ed ilare.

È un angelo di bontà! esclamava la mamma. Marta lo guardava intensamente, fino in fondo agli occhi, sì ch’egli diceva ridendo: Eh! mi vuoi magnetizzare!

Finiranno questi trambusti, pensava Marta;