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duro, un po’ angoloso, miope, salutava con quel cenno vago delle persone che non veggono un palmo più in là del naso: ed era molto meno bello di Alberto, senza confronto. Perdeva spesso al giuoco. Mio padre gli diceva: fortunato in amore! Io ricamavo, lo rammento come fosse adesso, due conigli sopra un fondo di lana rossa; questo ricamo penzolava un po’ qui, un po’ là, non ero allora quella terribile nemica del disordine che sono adesso... Ebbene, egli guardava il mio lavoro con un interesse, con una attenzione che non avrebbe potuto essere maggiore se la sua vita fosse dipesa da quello. Il fatto è che terminati i conigli, chiese la mia mano. Ed ecco tutto. Vedi che non è un romanzo.
— Mio padre però ti amava — disse Marta con una voce profonda che fece trasalire la signora Oldofredi.
— Sì — rispose questa semplicemente. — Io pure gli volevo bene; apprezzavo la sua onestà, le cure gentili di cui mi circondava, il suo affetto nobile, sicuro, e fu una grave disgrazia il perderlo così presto.