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febbrile, ansiosa, tutta fracida per l’acqua presa. Appena entrata nel cortile le apparve davanti sua madre.

— Ah! — gridò. E le cadde nelle braccia.

Le cortine fiorate del letto, velando la luce, spandevano intorno un’aria raccolta d’alcova, una dolce aria di intimità, che Marta respirava voluttuosamente.

Aveva avuto una febbriciattola, leggera, tuttavia non le permettevano di alzarsi per quel giorno. Pioveva sempre, e nell’uggia del cielo grigio la camera sembrava per il confronto più lieta, coi parati nuovi, i veli della pettiniera candidissimi, i fiocchi azzurri così dolci all’occhio, i cristalli del lavabo lucenti, iridati, entro cui prolungava i suoi giorni un ciuffo di vaniglia, l’ultimo della stagione.

— Come è simpatica questa casa! — disse la mamma.