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fattora, rimesso il piccino nella culla, si diede a rattizzare il fuoco:
— Il mio uomo se la prende tutta!
Marta pensava come avrebbe fatto a tornare a casa.
— Per fortuna — sentenziò la fattora, dopo aver data una guardatina di traverso al cielo — non è un’acqua che durerà molto.
E girava dal caminetto alla culla, ed alla soglia dell’uscio, di dove sbirciava nella via con occhiate lunghe, impazienti.
Marta, rannicchiata dietro il canterano sulla prima seggiola che aveva trovata, seguiva tutti quei movimenti, guardando successivamente il caminetto, la culla, la soglia dell’uscio e la gaia sposa che trotterellava nel suo modesto regno con passo franco.
Rapidamente, un’ombra otturò il vano della porta; un uomo, gettando via il cappello intriso d’acqua, si precipitò nella stanza. In un balzo si ebbe sollevato tra le braccia la sua donna, tenendola alla vita con una mano, cercando con