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l’anima sua nello schianto, come pianticella orbata de’ suoi rami, non sembrava più cosa vitale.

Vegetava in una esistenza da vecchierella, sentendo già i brividi di novembre, coprendosi molto, avvicinandosi al fuoco. Tolto il leggero arrotondarsi della vita, le altre membra sembravano spersonirsi, la pelle perdeva la lucentezza della gioventù; accanto alle labbra si disegnava in permanenza una piega triste e gli occhi s’incavavano, velati, e i muscoli apparivano meno elastici, meno pronti all’appello di una volontà che sonnecchiava; un tutto insieme di lampada a cui l’olio manchi, di macchina guasta ne’ suoi più delicati congegni.


Appollonia le aveva ben detto di non uscire quel giorno, che il tempo minacciava pioggia. Marta non le credette o credette di poter giungere al podere prima che il tempo si guastasse. Erano gli ultimi bei giorni dell’autunno, bisognava pure approfittarne innanzi di chiudersi in casa a fare l’invernata; e poi aveva presa l’abitudine di quella giterella, e l’abitudine, nella sua