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Marta gli si appese al braccio, negando col capo; e quando la signora Merelli, vedendola al sicuro ritornò nella sala da pranzo, ella mosse verso il cortile, proprio come se provasse un senso di soffocazione.

Il cortile della farmacia era messo a giardino, con delle scalinate di fiori e degli arrampicanti piantati dentro a botti vuote. La luna lo batteva in pieno, rischiarando ogni angolo colla sua luce fredda ed eguale di doccia.

Marta si gettò nelle braccia di suo marito scoppiando in lagrime.

— Ma Dio, Marta, che hai?

— Dimmi che mi ami, dimmi che mi ami...

Alberto pensava che se lo avessero sorpreso nel cortile, abbracciato con sua moglie, sarebbe diventato lo zimbello degli amici.

— Via — disse con un leggero accento di rimprovero — -sono scene da bambina, torna in te, sii ragionevole. Siamo qui per divertirci e non per piangere.

Ella raddoppiava le lagrime, avviticchiata al suo collo, tremando, spasimando.