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lata e più triste. Le venivano in mente cose tragiche: la morte di suo padre, un fanciullo ch’ella aveva visto cadere da una finestra, le crociere degli ospedali, i manicomi; e poi un dolore al cuore ch’ella aveva provato, da giovinetta, e che avrebbe potuto essere vizio cardiaco incurabile. Guardava Alberto con una passione, con uno struggimento di tutto il suo essere che le affilava il volto, che le toglieva qualsiasi altra sensazione. Ad un tratto, in mezzo al vociare generale, colse a volo questa parola «Elvira» che la vicina di suo marito aveva pronunciata con malizia, nascondendosi dietro il ventaglio.
Per cinque minuti buoni, l’incrociarsi dei piatti e dei bicchieri, gli evviva tumultuosi, le impedirono di vedere Alberto; ma quando il di lui viso apparve accanto a quello della bionda incipriata, l’argomento doveva essere cambiato, ed era evidente che si facevano dei complimenti reciproci sulla precedenza nell’assaggiare dell’uva di Corinto.
Marta pensava che sul cavalletto di tortura si