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ad Alberto, che conosceva fin dall’infanzia. Quantunque non si vedessero più da parecchi anni, gli parlava con molta animazione, e non avendo nessun altro da conquistare, per il momento, sfoggiava con Alberto tutte le sue risorse, prendendosi una famigliarità di amica d’infanzia, con una certa irrequietezza nei ginocchi che faceva fremere Marta dall’altro capo dalla tavola.
Marta oramai tenevasi sicura della fedeltà di suo marito, ma ne era gelosa sempre; sarebbe stata gelosa di una vecchia, di un bambino, così come era gelosa de’ suoi amici e di tutto ciò che egli amava.
Non aveva la sicurezza audace di colei che ha visto un uomo delirare a’ suoi piedi, quella sicurezza che mette un raggio intorno alla fronte, per la gioia del dominio, per l’ebbrezza dei sensi soddisfatti, e quel corteggio di memorie che avvolge come in una nuvola, che solleva al di sopra dei mortali, per cui tutto in lei, incesso, parola, sguardo, rivela la donna amata, la trionfatrice. No. Marta si sentiva debole, mal sicura,