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cialmente consolarla, ma che invece aggiungeva amarezza ad amarezza. Era questa la persuasione che Alberto non aveva corrisposto all’amore di Elvira. Tutto lo diceva; i dolci lamenti di lei per la sua freddezza, le rare risposte, i fiori dimenticati, quella dedica appassionata che egli non si era menomamente curato di aggiungere al ritratto, e la taccia di esagerata, nella quale parola Marta rivedeva Alberto tutto intero. Egli non aveva amata neppure Elvira; non ricordava nulla, non aveva capito nulla.

E se l’amore delirante di Elvira non lo aveva infiammato, bisognava proprio credere che egli fosse, al pari della salamandra, insensibile a qualunque fiamma. Non era dunque per esaurimento di passione che mostravasi nemico dei trasporti amorosi; non si trattava di guarire una malattia, nè di ravvivare un sentimento; ella si trovava davanti ad un nulla assoluto.

Ma questo nulla, percettibile alla sua analisi sottile, sfuggiva nella sintesi che ogni onesta persona avrebbe potuto fare di Alberto. Egli