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mia vicina cambiò casa e che io dovetti rinunciare alla scuola, mi rimasero le faccende da disbrigare, il letto, la minestra; poi, tanto per guadagnare qualche cosa, andavo anch’io a giornata per servizi leggeri. Alla sera cucivo quel po’ di roba nostra, rattoppavo i calzoni di mio padre; nei giorni festivi leggevo.

— In complesso facevi una vita tranquilla.

— Oh! sì, per un po’ di tempo.

Marta non avvertì queste ultime parole, intenta ad immaginarsi l’Appollonia piccina, tonda, tonda, ruzzolare come una palla dal letto al focolare, dal focolare al lavatoio, pacifica, col suo bel faccione da luna piena.

— E quando tuo padre stava fuori alla notte, dormivi sola?

— Sola.

— Senza aver paura?

— Di che? Eravamo così poveri che la nostra casa non poteva tentare i ladri; andavo a letto già mezz’addormentata e qualche volta non mi ricordavo nemmeno di chiuder la porta. Una