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l'amuleto 85


stinta e i nostri discorsi non li finivamo sempre, presi e soggiogati dal fascino di ciò che non si può dire a parole.

Dal canto suo credo che subisse le altalene del dubbio ed ora mi credeva degna delle sue confidenze, ora no. Ora mi apriva l’anima sua, generoso, ardente, ora si trincerava in una freddezza superba.

Però dopo gli ultimi frammenti di colloquio ci sentivamo più uniti, più vicini. Era, in me almeno, una vaga speranza di accordo del quale mi cresceva ad ogni istante il bisogno e fui beata quando lo vidi cedere al desiderio di venire tutti i giorni. Pregustavo lungamente la dolcezza della sua visita; la pregustavo nell’aprirsi delle finestre davanti al nuovo sole, nell’andirivieni dell’Orsola che spalancava il salotto e metteva a posto quella sedia che Egli avrebbe rimossa ancora, nelle occupazioni che intraprendevo seguendo il suo spirito di perfezionamento, per cui il piacere di