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lui. Per il solo fatto di esserci stato Egli vi era. Me lo sentivo vicino, gli rivolgevo la parola quasi avesse potuto rispondermi. Mi piaceva a immaginarmi le sue contraddizioni e a trovare le risposte più atte a calmarlo. Questa ginnastica del pensiero della quale Egli era l’unico perno occupava le mie ore d’ozio, mi era compagna nelle lievi occupazioni della giornata, mi seguiva dovunque come un profumo penetrante e nascosto.

Quando venne finalmente mi parve preoccupato. Io dissi che faceva caldo — poi dissi che il personaggio di Sita nel Ramayana indiano mi sembrava un simbolo — dissi pure che la rosa bianca, la rosa gialla, la rosa carnicina, non possono temere il confronto colla rosa purpurea — ed Egli non trovò da contraddirmi in nulla. Tratto, tratto mi guardava con una immobilità scrutatrice e m’aspettavo da un momento all’altro che parlasse, ma non parlò quasi mai in tutto il tempo della visita