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l'amuleto | 63 |
perchè speravo ogni volta di trovarvi l’annuncio della felicità. Questa volta invece rimasi fredda; capii perfettamente che mio marito era uno straniero, uno straniero passato attraverso la mia casa, attraverso il mio cuore. Un sentimento nuovo di dignità mi faceva vergognare di essermi data con tanta leggerezza a un uomo che non conoscevo.
Ora, se i miei sogni d’amore erano caduti per sempre, non avrei potuto fabbricarmi una felicità sollevando a più alta cima i miei affetti? Escire dal mio piccolo io e comprendere ed amare le cose superiori non era ancora una salvezza, un porto in vista? Tanti anni sciupati in una vita meschina e senza scopo si potevano alla fine redimere. È sopratutto la fine (avevo letto in uno dei libri di mio cugino) che nobilita una esistenza, come la conclusione dà il valore di un’opera.
Adoperandomi a migliorare me stessa preparavo senza dubbio un bene per mio figlio. Senz’ombra di rimprovero,