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rise tanto leggiadramente intanto che non lo credei possibile neppure io). — E poi, ammettiamo l’assurdo, se io fossi caduto in fondo al Passo del cervo con quale diritto mi si sarebbe compianto? Io sono solo, libero, non amo, non sono amato, la mia vita mi appartiene e chi sa, chi può indovinare, chi si arrischierebbe a dire che l’istante di ebbrezza da me provato nel varcare l’abisso non valesse più di venti o trent’anni spesi a rialzare le spalliere del mio giardino? Credete che il valore di una esistenza sia raccolto nella sua lunghezza? E se io non potessi dare più nulla al mondo, se l’anima mia avesse esaurita la sua forza, se l’ideale a me concesso fosse già stato raggiunto, non è ancor meglio precipitare dalla cima di un monte piuttostochè morire per un cancro o per una risipola?

— Basta, basta — implorai — mi fate male.

E mentre Egli mormorava a fior di