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l'amuleto | 49 |
Aspettavo dunque con impazienza la terza visita di mio cugino.
Egli non venne così subito e mi fece avere invece un pacco di libri con un biglietto “Vi mando i pensieri che io amo.„ Non diceva altro quel biglietto eppure mi pareva che contenesse tante cose.
Usciva da esso la sua voce sonora, imperiosa, il suo sguardo scrutatore, la sua anima così fuori dal comune. Non c’era in quella breve riga una sola parola gentile, non un accenno affettuoso, ma era tutta una gentilezza di concetto o tale mi parve, pensando che le idee elevate erano ciò che Egli amava più che tutto al mondo e facendone parte a me così umile ed oscura, mi dava la maggior prova di simpatia ch’io avessi mai ricevuta. Compresi allora più che mai la vacuità delle solite frasi, dei complimenti superficiali e sentii l’umiliazione di essermene qualche volta compiaciuta.