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nivano insieme qualche volta a trovarmi. Mi tendevano la mano, senza staccare il gomito dall’anca, così tutte chiuse e raccolte nella loro persona che mi davano l’aspetto di cartocci vuotati per un misterioso processo senza essere stati aperti. Parlavano pure sempre insieme, a mezza frase ciascuna, quasi sorreggendosi scambievolmente. Erano brutte, povere, non avevano mai avuto una gioia nella vita, ma essendo stata la loro madre bella ed elegante vivevano all’ombra della sua memoria non senza un certo orgoglio. Si parlava di cintura sottile: come la mamma: diceva l’una; e l’altra: ne abbiamo ancora la misura in un corpetto di raso. E la prima: bianco. A cui la seconda soggiungeva: fu quando la dichiararono regina della festa. E sorridevano tutte e due beatamente, stringendo le braccia esili contro la vita grossa.

Ma poi non c’era proprio altro per dieci miglia intorno.