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178 | l'amuleto |
più quella elegante figura che avevo intravista un giorno in chiesa. Aveva le treccie sciolte e scomposte, le mani pavonazze per il freddo; un tutto insieme di abbandonato, di scorato, di fuori di sè, che trovò subito la via della mia pietà. Se qualche sentimento poco nobile e poco puro mi aveva altre volte turbata cessò in quel punto, davanti a quella vera tristezza.
Mio cugino che mi guardava intensamente si accorse di ciò che si svolgeva nel mio interno. Prese una mano della fanciulla e ponendola nelle mie mani le disse con calore:
— Fidatevi di lei! È un’amica.
Non si era potuto piegarla nè al riposo, nè al cibo; non c’era lì accanto una sola famiglia che potesse ospitarla, non una sola donna che la accarezzasse. La notte si avanzava terribile e paurosa in queste condizioni. Mi chinai sulla poveretta mormorando con quanta maggior dolcezza mi fu possibile:
— Volete venire con me?