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ordinai di condurmela subito senza perder tempo. Baciai Alessio che si era aggrappato alle mie gonne e che si pose a gridare:

— Mamma, perchè piangi?

Io non lo sapevo; non mi ero accorta di piangere.

Feci i miei preparativi con una grande commozione, avvertendo che avrei condotto a casa l’orfanella per quella notte e raccomandando all’Orsola di apparecchiarle una camera.

Quando giunse la carrozza vi salii, seguita dai consigli dei miei buoni vecchi che mi esortavano a ripararmi bene e a tenere chiusi i vetri. Poco più di mezz’ora ci separava dalla Querciaia ma ne impiegammo quasi il doppio a rompere una via in mezzo alla neve che il freddo intenso aveva congelata e sulla quale volavano affamati e rattristanti i pochi superstiti di una tribù di corvi.

In quel paesaggio squallido, non più velato dalle folte piante e dai rosai, la