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l'amuleto 145


a riordinare la musica, così, automaticamente, forse per sfuggire un’intima sensazione di imbarazzo. Egli aveva certo un progetto nella sua mente perchè mi si avvicinò col volto torbido e chiuso.

Ponevo allora la mano sulla canzone antica. I ricordi della sera felice in cui l’avevo cantata per Lui mi diedero una stretta al cuore così violenta che sentii il bisogno di padroneggiarmi. Feci scorrere le dita sulla tastiera e ne trassi il motivo più allegro e più comune, insistendovi, colla tenacia aperta di chi vuole ubbriacarsi a qualunque costo. Colla coda dell’occhio vedevo il suo volto contrariato e pensavo: — Oh! se parlasse adesso! Ma nello stesso tempo ero presa da un terrore folle che mi faceva precipitare le note in una ridda vertiginosa di un effetto violento. Aveva Egli detto qualche cosa? mi pareva poichè per un istante il suo respiro era venuto verso di me recando un suono; ma che cosa aveva detto?