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128 | l'amuleto |
punto di sostegno e di consolazione mi vi abbandonai riposando per un po’ di tempo in una specie di torpore benefico che somigliava al sonno.
Apersi gli occhi che già le ombre della sera invadevano la camera e mi prese il terrore che Egli venendo mi trovasse a letto. Saltai giù, mi vestii rapidamente, passai appena il pettine nei capelli, entrai nel salotto.
— Signore Iddio! — fece l’Orsola.
Alessio tutto contento corse ad abbracciarmi; Pietro udendo la mia voce, venne a darmi il buon giorno. Io li persuasi tutti che mi sentivo bene, che dal momento che non avevo febbre era inutile stare a letto. Volli pranzare e fui molto allegra, di un’allegria artificiale, come se avessi bevuto dello sciampagna. Però via via che il tempo passava, mi cadevano le parole. Ad ogni stridere di ghiaia in giardino, al più piccolo rumore indistinto trasalivo e mi prendeva una inquietudine che non mi fu possibile nascondere a lungo.