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domata, non vinta interamente. Io vedevo il cielo e un lembo di collina attraverso le tende di velo della mia finestra. Il vento soffiava ancora ma meno impetuoso, gli alberi resistevano, alcuni sprazzi di azzurro apparivano qua e là vincendo la collera delle nubi.

Alessio era venuto allora a salutarmi; avevo nelle mani la freschezza delle sue manine e sulle guancie il suo bacio un po’ umido odorante di uva spina. Nel seguire cogli occhi la sua piccola persona che si allontanava pensai: Ecco un uomo! Così le idee ritornavano a pulsare nel mio cervello e mi parve di vedere mio cugino fanciulletto, a correre su e giù per le stanze della Querciaia.

No! — disse ancora la voce dentro di me.

Prendendo a esaminare la condotta di mio cugino da quel luminoso giorno di febbraio in cui mi venne davanti (lo rammentavo nella luce vampante