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l'amuleto | 107 |
L’alba del 26 agosto mi schiuse le palpebre dopo una notte agitata e piena di sogni. Mi alzai rapidamente e assicuratami che Alessio dormiva tranquillo scesi in giardino e mi posi a passeggiare; ma ben presto il giardino mi parve angusto, escii nella campagna, presi i viottoli, costeggiai i ruscelli, entrai nei boschi, respirando con delizia l’aria del mattino ed esponendo il volto alla carezza dei rami che mi sprizzavano sulle gote accese una pioggerella di rugiada. Pei meandri intricati della selva i miei capelli si sciolsero e piovvero su di essi fogliuzze di robinie e profumati fiori di calicanto. Nell’erba umida le mie scarpe leggere perdettero ogni consistenza ed io sentivo il terreno molle sotto le piante dei piedi. Mi avanzavo nella luce del sole nascente, nell’umidore dei prati e i calici bianchi dei convolvoli e gli occhi azzurri delle pervinche si aprivano intorno a me come mani tese di amici, come sguardi di sorelle. Tutti i