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una tenerezza nervosa che aspettava il menomo pretesto per sciogliersi in lagrime.

Quando si udirono nel viale le ruote della carrozza che veniva a prendermi mio padre si alzò di scatto, turbatissimo. La Dora mi allacciò con materna sollecitudine i nastri del cappello — tremava un poco.

— Ci rivedremo presto; la domenica la passi con noi; è cosa intesa, nevvero?

— Sì, sì.

— E non ci dimenticherai?

— Ah, no.

— E... pensa che ti vogliamo bene.

Mi gettai nelle loro braccia. Fu un momento di commozione indimenticabile.

Mio padre scese il primo per osservare se avevano portato i bagagli in carrozza. I bambini accorsero tutti giulivi, cogli occhi animati dal gioco, sorridenti.

— Addio, Paolina! Addio Paolina!

La piccola Maria mi fece scivolare in tasca la sua bamboletta raccomandandomi di rimetterla a nuovo per benino.

Sedetti fino in fondo alla carrozza; il babbo mi si pose allato. Aurora coi bimbi formavano gruppo sulla gradinata di marmo e mi inviavano clamorosamente i loro saluti.