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gazza? Per le sue doti personali... non credo; e se Giorgio non le tiene nascosto qualche tesoro, non avrà neppure quanto basta per farle il corredo. Avesse almeno pensato a darle una professione, a renderla indipendente col mezzo del lavoro! quando si è poveri!...
Tali riflessioni me ne fecero fare molte altre. Incominciai a preoccuparmi del futuro. Mio padre occupava una brillante posizione dovuta al suo ingegno, ma ricchezze non ne aveva. I miei fratelli, sarebbero stati agiati per parte della loro madre — io no.
Una posizione indipendente! Come si fa dunque ad acquistare una posizione indipendente? Col lavoro; ma che lavoro potevo fare? Davvero non ci avevo mai pensato; eppure l’idea mi lusingava.
Ne parlai a Betta.
— Betta, che lavori può fare una donna?
Presa così all’impensata la mia vecchia governante rispose:
— Calze, orlo, ricamo.
— Quanto si guadagna?
— Secondo. Venti, trenta, ottanta centesimi al giorno; forse una lira; ma perchè me lo chiedi?
Le spiegai la cosa francamente, e allora sì che la vidi rovesciare lagrime a secchi.