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Buona, sempre buona, anche confessando che io ero la sua croce!...

M’avviavo sui diciotto anni e quel tal uccellino di cui Betta aveva parlato una volta non veniva ancora a picchiare nei vetri della mia cameretta.

Ci fu tuttavia una novità preparata dalla vecchia signora e messa avanti sotto le forme nè belle nè brutte di un vedovino con una bimba.

Mi fecero vedere anche la fanciulla; aveva quattro anni, era pallida. Mi guardò fissa con due occhioni malinconici e in quegli occhioni credetti scorgere una lagrima.

Ricordai tutta la mia vita dell’infanzia fino a quel giorno; ripassai per tutte le torture dell’invidia e della gelosia; feci col pensiero una tela di quello che sarebbe il mio avvenire con quella bimba — freddezza ancora, freddezza sempre, in luogo dell’ardente amore che io sognavo.

No, no. Ne avevo abbastanza di essere figliastra, non volevo diventare matrigna. Sapevo che quella bimba non mi avrebbe amata e sapevo pure che io non l’amerei.

Il mio rifiuto contrariò assai la vecchia signora. Aurora e il babbo non dissero nulla, ma lei battè il chiodo per un pezzo:

— Sperate di maritarla facilmente questa ra-