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Casa nuova, vita nuova.

Aurora abbracciò con ardore i suoi doveri di madre; mi teneva sempre con lei, mi pettinava, mi vestiva, mi insegnava a lavorare. Era buona, era indulgente, eppure il filo arcano che lega due cuori non si svolgeva dai nostri. Lo sguardo solo della mia matrigna posandosi su di me, si velava spesso di una leggera tinta di noia! Più volte la sua manina bianca sollevandosi all’altezza della bocca reprimeva uno sbadiglio.

Bisogna convenire che la mia compagnia non era molto divertente; e poi non avevo nessuna delle doti graziose e leggere che attirano la simpatia. Mia madre mi avrebbe amata egualmente... ma lei che obbligo ci aveva?

Fra tutte e due segnavano i due poli estremi; in mezzo correva tutto un mondo. Lei era bella, gaia, felice, espansiva; io, brutta, malinconica, di carattere chiuso e riservato. Talvolta mi guardava con meraviglia, mordendosi in silenzio le labbra e pensando forse: Che razza d’una creatura è questa?

Del resto mai un rimprovero, mai una parola dura.

Aveva tentato sulle prime con un certo zelo di innalzarmi fino a lei, di insegnarmi il segreto