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così, vicino vicino, guardandolo fisso negli occhi?... Ma dimmelo dunque.

Alcune goccioline di sudore imperlavano i capelli grigi della Betta; ella avrebbe rinunciato volontieri alla sua missione, ma io le ripetei con crescente impazienza:

— Dimmelo!

E allora ella si fece coraggio puntellandosi colle due mani sul suo libro di preghiere, come fosse un’àncora di salvezza:

— Perchè, Paolina, il signor Giorgio deve sposare quella signora.

Non dissi nulla. Continaia di lucciole mi danzarono improvvisamente davanti agli occhi, il giardino girava, girava, girava. Mi sentivo un gran gelo nel cuore e un fuoco tremendo nel cervello.

La Betta ebbe paura.

— Misericordia! esclamò facendomi sedere a forza sul banco vicino a lei.

Ma io diedi in uno scroscio di risa:

— Sposarla!... Lo credi?

— Non è quistione di credere; me lo ha detto lui.

— Lui!... Ebbene, io non voglio.

Mi alzai furibonda. Avrei schiantato ogni cosa