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giovine e bello, e ne provavo un dispiacere così vivo come di una ingiustizia.
Silenziose lagrime colavano sulle chicche che avevo in grembo; la vecchia signora, disperando di potermi ammansare, si era rimessa a far la calza.
Nel tornare a casa il babbo non mi rivolse mai la parola — prova che egli era malcontento di me.
Io cercai subito la Betta e mi gettai nelle sue braccia raccontandole ogni cosa.
Per qualche giorno tutto camminò liscio come prima; il babbo sembrava bensì provare un momento di malessere quando arrestava gli occhi su di me, ma poi si rischiarava e baciandomi su ambedue le guance finiva sempre col dirmi:
— Sii buona, Paolina, allora tutti ti vorranno bene.
Tutti chi? Lui e Betta non erano le sole persone che dovevano amarmi? E non mi amavano già così, ad onta de’ miei difetti? Non avevo conosciuta mia madre, la vita mi era passata intera fra quei due esseri che segnavano i confini del mio mondo; non mi era mai venuto il pensiero che tale stato di cose potesse cambiare e non invidiavo le bambine dei nostri vicini circondate di