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volgendosi alla bella creatura, la quale non parve per nulla turbata e mi rovesciò in grembo una manciata di chicche, sorridendo sempre.

La vecchia signora incominciò a farmi delle interrogazioni su’ miei studi, su’ miei passatempi: ed io le rispondevo in modo laconico, senza tralasciare mai di guardare mio padre e l’altra signora — Aurora! — sì, nessun nome poteva esserle più adatto; chiunque vedendola avrebbe indovinato che si chiamava così.

Si erano affacciati al balcone e parlavano piano guardandosi dentro gli occhi; mio padre le sorrideva in un modo che mi faceva orribilmente soffrire — non lo avevo mai visto lo quel sorriso!...

— Senti, mi diceva intanto la vecchia signora; non sta bene essere imbronciati: la mia Aurora, quand’era piccina, si faceva voler bene da tutti per il suo carattere allegro e gentile; la bontà e la grazia sono le più care doti di una fanciulla. E poi si diventa brutte, sai, a fare la cattiva!

Oh per questo non avevo bisogno di diventarlo. Non me ne ero mai preoccupata, ma allora capivo proprio di essere brutta e — curioso — nello stesso tempo mi accorgevo che il babbo era