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La mattina del nostro arrivo sembrava assai mesta: pianse in segreto — la madre se ne accorse guardandola — poì si calmò, sorrise anche.

Un po’ prima dell’ora attesa, scomparve.

Dopo averla cercata trepidanti, coll’ansia nel cuore, la trovarono distesa che pareva dormisse, nel suo lago verde, e dalla pace della composta fisonomia si potè credere ch’ella era felice nella realtà del suo sogno — che in fondo a quelle acque scorgesse i misteriosi bagliori che l’avevano attirata.

Elisa singhiozzava sempre accanto alla madre; il principe pareva impietrito. Io non trovavo parole di consolazione per alcuno — Dio santo! avrei dovuto prima consolare me stesso — e mi sentivo inconsolabile.

Verso sera, una pietosa curiosità mi condusse nel recinto favorito da Nora, là dove era il suo lago verde, dove era morta, dove ogni cosa ancora doveva parlare di lei.

Il silenzio vi dominava assoluto, quel silenzio materiale che lascia ascoltare così bene le voci del cuore. Non c’era un’eco in quella grotta solitaria? Nessun fiore, nessun sasso aveva ritenuto i sospiri della poveretta? E quelle onde immobili non lasciavano sfuggire il segreto della innamorata fanciulla che vi si era annegata?